Storia

DOCUMENTI
ARCHEOLOGICI

Il Torrino Mezzocammino è un vasto territorio caratterizzato morfologicamente da piccole alture separate da selle in parte naturali ed in parte originate dall’intervento umano.Quest’area ben s’inserisce nel quadro più generale del territorio a Sud di Roma tra il Tevere e l’attuale via Laurentina, che si è rivelato ricchissimo di potenzialità archeologiche.Sin dall’età Protostorica questa porzione del Suburbio è interessata dalla nascita e dallo sviluppo di due importanti centri, quello di Castel di Decima e quello della Laurentina Acqua Acetosa.Gli scavi di questi due centri hanno permesso di portare alla luce ampienecropoli, arricchendo così le conoscenze sugli usi funerari nei secoli in cui, secondo la tradizione scritta, vanno fatti risalire l’aggregazione dei villaggi, la fondazione ed i primi processi di sviluppo urbano di Roma (VII-VI Sec. A. C.). Il passaggio in epoca repubblicana, da un’economia di sussistenza ad una di mercato è testimoniato su tutto il territorio della XII circoscrizione, dai dati emersi dai recenti scavi eseguiti lungo la via Laurentina, a Trigoria, Tor de’ Cenci, Vallerano ed al Torrino, grazie ai quali si è potuto dare inizio ad uno studio sull’organizzazione del territorio e del suo sfruttamento nei diversi periodi cronologici.

Le profonde trasformazioni economiche, sociali e culturali si riflettono sui tipi d’insediamento e nell’evoluzione degli usi funerari.
Si assiste così, quando cessa l’importanza dei centri di Castel di Decima e della Laurentina ad una continuazione degli insediamenti rurali dislocati in precisi ambiti territoriali gestiti da gruppi gentilizi, ai quali tra l’altro, vanno riferiti i gruppi di tombe a camera, rinvenuti a distanza costante, circa due chilometri in linea d’aria e che sembrano delimitare precise sfere d’influenza.
Tali sepolture, che hanno restituito significativi corredi caratterizzati da vasellame a vernice nera e che hanno avuto un periodo d’uso che sembra andare dal VI al III sec. A. C., erano collocate per lo più in prossimità di assi viari o sfruttando le pareti di tufo messe a nudo da canali di erosione. 
Un nuovo modo di organizzazione del suburbio coincide con l’affermarsi della villa di tipo “Catoniano” il cui scopo principale diviene la produzione a livello industriale per soddisfare le richieste, sempre maggiori, di beni primari da parte della città: giungendo così ad uno sfruttamento intensivo del territorio. Si spiegano quindi, la presenza capillare di strutture per la regimentazione delle acque, anche con notevoli interventi di bonifica idraulica nelle zone più soggette ad impaludamento (pozzi, cisterne e sistemi di drenaggio), per lo sfruttamento dei giacimenti di tufo e pozzolana la cui premessa indispensabile è una ramificata rete di viabilità secondaria che precede il sistema delle vie consolari con ulteriori modifiche nel corso dei secoli. 
Alle tombe sparse riferibili ai singoli insediamenti, si succedono più ampi sepolcreti riferibili a comunità urbane; l’incremento demografico ed il passaggio dal rito dell’incinerazione a quello dell’inumazione porta alla necessità di reperire nel suburbio nuovi spazi per le sepolture. Anche da queste, costituite da tombe, generalmente, prive di corredo o che contenevano solo “l’obolo di Caronte”, una moneta o una lucerna, sono però venuti in luce manufatti di grande valore non solo scientifico.
Gli scavi preventivi nell’area hanno avuto inizio nel maggio del 1997; Al momento si può ipotizzare una frequentazione da parte dell’uomo che copre un lunghissimo arco cronologico e che può essere fatta risalire all’eneolitico. Si sono, infatti, messi in luce due siti entrambi in prossimità di compluvi naturali, che hanno restituito abbondanti materiali ceramici tipici del periodo. 
Si hanno poi testimonianze di vita risalente all’epoca arcaica come 5 strutture abitative del tipo ricordato nelle fonti come casae o tuguriae: a questa tipologia, appartiene quella rinvenuta nel territorio allo stesso periodo possono essere attribuiti i resti di canalette di drenaggio che si sono messe in luce su tutta l’area interessata dai sondaggi.
Sempre da legare all’attività agricola ed allo sfruttamento della terra è il rinvenimento di un pozzo circolare con rivestimento di scaglie di tufo.
La rete viaria è articolata in tre tracciati stradali, la strada I che doveva costituire un raccordo tra via Ostiense e via Laurentina in senso EST/OVEST si tratta di una strada lastricata a basoli di grosse dimensioni con carreggiata di circa 4 m. di larghezza, nei punti in cui i basoli sono rimasti in posto si nota l’assenza delle tracce di usura lasciate dalle ruote dei carri; dove i basoli sono stati rimossi, in epoca moderna a causa dei lavori agricoli, si è evidenziata la preparazione sottostante con gli alloggiamenti dei basoli.
La strada era delimitata da crepidini e da una sorta di muro di contenimento di cui se ne conserva in particolare un tratto con paramento in opera reticolata in corrispondenza di un vasto complesso appartenente ad una villa. Contemporanee alla strada ed alla villa sono inoltre 9 tombe a fossa con copertura a cappuccina scavate sotto circa 30 cm. di humus, nello strato argilloso con concrezioni calcaree.
Le coperture per lo più a doppio spiovente erano costituite da tegole in cattivo stato di conservazione, forse a causa delle arature moderne.
In un caso la copertura era composta da sole tre tegole addossate ad una delle pareti della fossa. 
I rari corredi erano costituiti da chiodi e da due monete; solo la sepoltura di una bambina ha restituito uno spillone in osso ed un paio d’orecchini d’oro.
Di notevole interesse è una sepoltura ad incinerazione, la deposizione era in una fossa più grande delle altre, colmata con tufi e malta e circondata da un recinto in muratura del quale rimane solo la fondazione; la pira doveva essere stata fatta all’interno della fossa, le pareti della quale erano, infatti “cotte” dal fuoco, fra le ceneri si sono identificati molti frammenti di pigne.
La strada II che si snoda poco più a nord appare poco profonda e fortemente intaccata dalle arature moderne, ad ogni modo vi si riconoscono almeno due coppie di solchi e tratti di una massicciata costituita da materiale ceramico fortemente sminuzzato, frammenti di tufo e di basalto, notevole è il rinvenimento sulla carreggiata di tre elementi di ferro probabilmente facenti parte del sistema frenante di un carro.
Un terzo tracciato stradale si è messo in luce in prossimità del G.R.A., inciso nello strato argilloso ed a tratti nel banco di tufo dove è più superficiale.
Nel tratto più a nord dove è incisa nel banco di tufo diviene cosi superficiale da perdersi proprio in corrispondenza di una piccola area di cava, lo scavo della quale ha permesso di mettere in luce, tra l’altro, una profonda fossa rettangolare sul fondo della quale è stato rinvenuto uno scheletro umano.
Sia i percorsi stradali individuati che il complesso della villa per il loro interesse dal punto di vista della comprensione organizzativa del territorio in esame saranno salvaguardati e valorizzati nei lotti e nel progetto di sistemazione a verde.

Testimonianze dei ritrovamenti effettuati durante gli scavi